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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti

 




XXIV Congresso Nazionale Roma 5-8 novembre 2020

Candidato per il Consiglio Nazionale

Vincenzo Massa

CONTRIBUTO VINCENZO MASSA

Amiche ed amici, sintetizzare in poche parole le attività e le esperienze è difficile ma, proverò a farlo, cercando di esprimere le sensazioni e le emozioni che mi pervadono nel presentare la mia candidatura a tutti voi.

La mia vita è stata costellata di incontri ed episodi che, al momento, sembravano slegati dal contesto che stavo vivendo ma che, in seguito, hanno segnato una svolta per la mia vita.

La mia natura di albino, con implicazioni gravi di ipovisione, fino al diploma non ha mai pesato sulla mia vita ed il mio modo di essere, grazie a compagni di scuola straordinari e insegnanti che dallo scrivere alla lavagna hanno aggiunto, per loro sensibilità, l’accompagnamento della voce al loro racconto.

Finito quel periodo è arrivato il momento di fare i conti con la realtà e l’accettazione dei limiti che la condizione fisica mi poneva.

Arriva la scelta di frequentare il corso di centralinista, mandando in soffitta il sogno di fare della radio libera il mio lavoro e, da quel momento, parte il mio viaggio nel mondo dell’Unione.

Durante la frequenza del corso da centralinista, molto spesso, il punteruolo era sostituito da un fischietto perché, in quegli anni difficilissimi, le manifestazioni di protesta erano quasi quotidiane.

Frequentando la sezione napoletana dell’Unione, ho avuto la fortuna di conoscere un grande presidente, il compianto Francesco Coppola, che spesso mi faceva partecipare, come osservatore, ad iniziative nazionali UIC, facendomi vivere anche la grandissima esperienza congressuale e da lì il fu quasi normale trovarmi nella rappresentanza della penisola sorrentina, aiutare l’allora rappresentante zonale ad assistere i soci.

Una bella esperienza durata qualche anno fino a quando ho incontrato la donna della mia vita, Pierangela, donna straordinaria, all’epoca vice sindaco della sua città, Sapri, impegnata nel sociale, con la passione in comune delle radio libere, lei dirigeva ed era proprietaria di Radio Golfo Sapri, storica emittente del golfo di Policastro, cambiavo città, cambiavo provincia e la mia iscrizione all’UIC passava da Napoli a Salerno.

In quegli anni di grande impegno sindacale, l’Unione era presente, prima per lo sciopero di tutti i centralinisti dell’allora Banco di Napoli, grazie a quell’azione molti lavoratori della categoria riuscirono ad andare in pensione con condizioni molto favorevoli sino al 1997, poi per la presenza costante nei miei discorsi e nei lavori preparatori alle piattaforme contrattuali per il contratto dei bancari.

Piccoli segnali certo ma si parlava anche del nostro sodalizio.

Nel 1995 la vita regala alla mia famiglia la gioia grande dell’arrivo di Ermelinda una figlia meravigliosa e straordinaria che Pierangela ha arruolato, dopo pochi anni, come volontaria accompagnatrice, anche se in quegli anni era la Cisl, che mi aveva affidato nel 1995 l’incarico di responsabile zonale del golfo di Policastro, a tenermi impegnato in un’esperienza che mi ha dato tanta formazione ed esperienza.

Nel 1997, dopo che la crisi economica del 1992-93 ci aveva privato della radio, vengo accolto nella grande famiglia dell’ordine dei pubblicisti, grazie al lavoro di corrispondente dal golfo di Policastro.

In quegli anni l’UIC sembrava quasi essersi allontanata dalla mia vita ma nel 2000, grazie alla Cisl, mi trovo ad essere in commissione per l’esame della qualifica di centralinisti, che si svolgeva presso la sede dell’associazione di Salerno.

Un altro grande presidente ,il compianto Tommaso Sica, mi invita come esperto ad un’assemblea provinciale dei centralinisti, prima di coinvolgermi come consigliere provinciale, poi come vice presidente sezionale e consigliere regionale, dove ho la fortuna di incontrare il prof. Pietro Piscitelli che mi ha aiutato a conoscere l’associazione, accompagnandomi poi nell’esperienza di presidente sezionale e ,al contempo ,inserendomi nell’ufficio di presidenza regionale per conoscere un altro livello della nostra associazione, con la responsabilità della gestione.

I 10 anni di presidenza provinciale all’UICI di Salerno, compresi gli 8 di presidente provinciale della FAND, sono stati meravigliosi e fantastici , mi hanno consentito di entrare in tantissime case di nostri soci.

La provincia di Salerno la giravo in continuazione perché ho sempre ritenuto che il primo compito di un dirigente fosse quello di ascoltare, conoscere andando a bussare alle porte di casa dei soci più bisognosi, per far capire che l’Unione non dimentica nessuno.

Anche se l’impatto iniziale era stato forte, l’organizzazione del raid in pedalò del 2005, cosa che si ripeterà poi nel 2010, e l’ospitalità nella mia provincia di quello in tandem, nonostante fossi stato appena eletto, i settori del lavoro, dell’istruzione, della prevenzione della cecità, il rilancio delle attività delle rappresentanze, sono state un banco di prova molto importante.

Dal 2007 la direzione del centro di trascrizione regionale e la responsabilità del campo di riabilitazione estiva hanno assorbito il pochissimo tempo libero che restava delle mie giornate.

Nel 2009 riuscivo a concludere il percorso universitario con la laurea in Scienze della Comunicazione, la realizzazione di un altro sogno.

In quegli anni l’incontro con tanti ragazzi e con le loro famiglie, molto spesso il primo incontro vedeva quasi sempre mamme piangenti, mi rendeva sempre più consapevole che il primo nemico da battere era la solitudine e quindi ci voleva più tempo e attenzione nell’ascolto.

Grazie alla catena di rapporti istituzionali e alle tante manifestazioni organizzate sul territorio, la sede provinciale riacquistava autorevolezza e visibilità, finanziamenti per nuove progettualità sperimentali e, dopo tanti anni di zero assoluto, un buon numero di avviamenti al lavoro.

Siamo al 2015 quando vengo eletto presidente UICI della Campania, con una situazione drammatica da affrontare e problemi in tutti i settori aggravati dal grave scenario economico di tutto il paese con il quale facevamo i conti da anni.

Nello stesso anno il congresso riconferma alla presidenza Mario Barbuto che, in un pomeriggio del 2016, mi intrattiene in un colloquio sui problemi associativi e mi propone di collaborare con il collegio dei sindaci nazionali dell’I.Ri.For., cosa strana di quella telefonata è stata la domanda conclusiva “Quanto ti manca per andare in pensione?”.

Quella telefonata mi è ritornata alla mente nel 2018 quando il presidente Barbuto mi ha dato, anche se in circostanze tristissime perché ci aveva appena lasciato l’amico Francesco Fratta, l’onore di poter coordinare l’attività del centro nazionale del libro parlato, mentre da qualche mese collaboravo attivamente al Corriere dei Ciechi.

Un anno esaltante di lavoro che mi ha consentito di conoscere tantissime persone e sezioni della nostra Unione.

Gli impegni aumentavano perché la responsabilità nazionale richiedeva una presenza fissa e costante a Roma, era appena stato avviato il progetto di distribuzione del libro parlato attraverso le sedi territoriali e si stava iniziando ad approntare il centro di registrazione nazionale su Modena.

A questo aggiungiamo la voglia di riaprire una finestra su l’esterno con la ricerca sul territorio nazionale di nuovi donatori di voce ed uno degli strumenti utilizzati è stato quello di essere presenti con gli altri enti dell’Unione a mostre e fiere nazionali.

Nel 2019 arriva il passaggio all’ufficio stampa, a quel punto il pensionamento non può più essere rimandato, e si apre la sfida della comunicazione interna ed esterna.

Qualche piccolo cambiamento nella realizzazione delle riviste, quella più rilevante del Corriere dei Ciechi ha portato alla completa produzione interna di questo fondamentale organo ufficiale dell’Unione, valorizzando collaborazioni e risorse interne.

La ricostruzione di rapporti esterni con i media ci ha consentito di recuperare spazi di attenzione su tutti i canali media nazionali e locali, senza trascurare i canali social.

L’aumento degli abbonati alle riviste, unitamente al contributo sull’editoria, ci spingono ad immaginare che abbiamo intrapreso la strada giusta per veicolare le idee, i messaggi e i progetti della nostra Unione.

Quando, come dice il presidente Barbuto, mi hanno fatto lo “scherzo” di candidarmi al consiglio nazionale, le sensazioni e le emozioni sono state tante.

In primo luogo so bene che mi candido a non essere più rappresentante di un solo territorio ma bensì di 107 per cui le questioni affrontate dovranno trovare soluzioni, possibilmente, per tutti.

Non da meno è l’onore di essere rappresentante nazionale di un’autorevole e storica associazione qual’è l’Unione.

Ancora una volta non mi chiederò il perché di questa nuova chiamata ma proverò, in silenzio, a mettere a disposizione del progetto associativo del presidente Barbuto, le competenze e le esperienze sin qui maturate.

In silenzio e con grande umiltà continuerò a lavorare ,affinché nei prossimi 5 anni l’Unione possa raggiungere quanti più traguardi è possibile per completare quella trasformazione e riposizionamento che le consentano di raggiungere quelle pari opportunità a cui si sono ispirati i nostri padri fondatori, cento anni fa, continuato con forza e passione da tanti uomini e donne che hanno dedicato la loro vita a questa causa.

Una responsabilità grande a cui manca un tassello importantissimo da parte di tutti voi signori congressisti, il vostro gradimento e l’accettazione della mia candidatura, attraverso il conferimento del vostro sostegno ed il vostro consenso che ricambierò con la passione, il lavoro e la lealtà verso questo straordinario progetto di “Insieme per l’Unione”.

Grazie a tutti per la fiducia che vorrete accordarmi.

Vincenzo Massa


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